Se 194 torte in faccia sono poche.

2013-10-27 17.03.29Pinot Gallizio, caverna dell’antimateria. Scatto rubato al Complesso Monumentale del San Giovanni, Cz

In uno scritto di Pina Nuzzo  su laboratorio donnae, a proposito della 194,  leggo <<Parliamone, discutiamone, ma non è necessario supportare le considerazioni politiche con l’esposizione personale, è sufficiente ricordare che ogni donna è sovrana delle sue decisioni e nessuna, nessuno la può giudicare.>>

Questa frase in particolare, mi riporta alla  sensazione di crescente irritazione che mi assale ogni volta che leggo dell’aborto e di come siamo abituate – il più delle volte  – a sottolineare come noi donne siamo costrette a ricorrervi, “in stato di calamità”. E allora citiamo le interruzioni di gravidanza in seguito a stupro, a causa di malformazioni del feto, per  la precarietà delle condizioni di vita, per impossibilità materiali o instabilità emotive. Insomma tendiamo a citare  qualunque caso  possa avvicinare il più possibile alla comprensione di questa scelta (forse quasi ad una assoluzione). Ma non è affatto necessario  che gli altri/le altre capiscano, e non è dovuto da parte nostra far capire perché scegliamo di interrompere una gravidanza. Neppure quando qualcuna ti dice al colmo dello stupore che “non puoi abortire perchè NON SEI NELLE CONDIZIONI materiali per abortire“, ossia che hai un reddito che ti permetterebbe di mantenere un eventuale nascituro, avresti il sostegno familiare, e sei sposata. 

Se, dunque, “il dibatitto sulla 194 si è andato via via radicalizzando” io non credo sia un male. Che sia chiaro: a ciascuna il diritto di scegliere, senza se e senza ma.

<< se andiamo avanti così il futuro ce lo stiamo giocando, perchè in 33 anni di aborto, di legge sull’aborto, abbiam fatto 6 milioni di bambini eliminati, generazioni di bambini che ora non abbiamo più, sostituiti da 6 milioni di “estracomunicari” >> Giorgio Celsi, ovvero quando 194 TORTE IN FACCIA SON POCHE.

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