Fino a pochi anni fa leggevo indiscriminatamente qualunque genere letterario tranne la fantascienza e le distopie, non saprei neanche dire per quale recondito motivo. Sta di fatto però che alcuni anni fa, leggendo degli scritti di Simonetta Spinelli (suggeriti da Pina Nuzzo), ne sono rimasta così incuriosita da varcare le soglie di questo limite, con mia grande soddisfazione. In particolare, mi aveva colpito quello che Simonetta scriveva di Margaret Atwood, è così che sono arrivata a Il racconto dell’ancella prima che quest’ultimo conquistasse una certa notorietà con la serie tv.
Grazie a Simonetta ho imparato a conoscere anche un’altra scrittrice che amo molto, Ocatvia Butler e mi sono molto divertita con Ursula Le Guin. Inoltre a partire da lì ho iniziato ad incuriosirmi anche a giovani e talentuosissime autrici come Nnedi Okorafor – della quale suggerisco vivamente Chi teme la morte e Laguna – e altre ancora. C’è da notare che, come per gli altri generi letterari, inizio a trovare qualche traduzione in più delle autrici afroamericane, che trovo particolarmente interessanti, anche se non quante ne vorrei leggere.
<<Le giovani generazioni ignorano che fra gli anni Settanta e Ottanta si è verificato un moltiplicarsi di donne che hanno rivisitato la fantascienza, rendendola uno strumento di comunicazione al femminile e travasando il pensiero femminista nelle loro opere>> scriveva Simonetta Spinelli e “strumento di comunicazione femminista” forse è proprio una definizione adatta alla lettura che suggerisco oggi:
VOX di Christina Dalcher, pubblicato da Editrice Nord lo scorso settembre e tradotto da Barbara Ronca.
I rimandi al racconto dell’ancella mi paiono piuttosto evidenti e mi auguro che siano degli omaggi ben ponderati al romanzo già citato di Atwood, ma un parallelo sarebbe ingeneroso e della conclusione della storia non ne parliamo proprio. La buona notizia è però che ho trovato l’idea del libro molto interessante e risulta capace, per buona parte, di fare immergere nel monito che la Storia ha sempre riservato alle donne: mai abbassare la guardia, mai essere indifferenti, i diritti che crediamo acquisiti potrebbero sfuggirci come sabbia tra le dita molto facilmente, senza possibilità di accorgercene se non a cose fatte.
Anche VOX, dunque, ci pone di fronte ad una parte di mondo divenuta isolata, in tempi molto brevi, a causa di un capovolgimento politico che determina o è determinato da una deriva maschilista e misogina e da un progressivo degrado culturale.
Con la connivenza di uomini, ma anche di donne condiscendenti e ottuse, scopriamo che alle donne di qualsiasi età viene imposto, con un piccolo marchingegno di tortura, un ridotto limite massimo di parole quotidiane da poter pronunciare. Alle donne adulte inoltre è stato imposto di rinunciare al lavoro, al conto in banca, al passaporto, mentre alle più piccole sono concesse scuole dove si insegnano esclusivamente quelle occupazioni che saranno utili alla vita domestica che le attende e dove la lettura e la scrittura sono severamente vietate. Il principio è quello di una donna, in un mondo di Puri, ridotta a una minus habens sotto tutela dei maschi di famiglia ai quali, viceversa, è garantita una vita di privilegi e posizioni dominanti e di potere alla quale si affezionano facilmente. In questo senso è interessante seguire i dissidi interiori e le dinamiche relazionali e affettive di Jean, la protagonista, rispetto ai suoi stessi figli maschi e al marito, che impareremo a conoscere un poco solamente alla fine. Mentre sentiremo istintivamente di comprendere il legame più solidale che la tiene stretta alla sua unica bambina. Destino ancora più crudele viene riservato alle donne lesbiche, ridotte al silenzio totale e alla convivenza forzata con un uomo.
In questo stato di controllo squadrista, il discredito nei confronti delle donne è quotidiano.
“<<Le donne sono matte. Non è una novità, mamma. Sai quello che dicono, no? Che le donne hanno gli attacchi isterici.>>
<<Cosa? Dove hai sentito questa roba?>>
<<L’ho imparato oggi a scuola.[…]”
Tuttavia Jean conserva nella memoria chiaramente “quello che deve fare per essere una donna libera” grazie al ricordo di Jackie, l’amica attivista femminista dai modi feroci ma schietti, che ricorre come una nota di rimpianto e contemporaneamente di allegria. Fino a quando a Jean parrebbe venire incontro una fortunata congiuntura che la vede essere l’unica studiosa della quale il potere costituito ha necessità per risolvere una questione dirimente. In realtà noi lettrici sappiamo che non si tratta di un caso fortuito ma di una grande Nemesi: una donna della cui intelligenza non si può fare a meno e alla quale si è costretti a ridare la voce e ad affidarsi.
Tra visioni di casalinghe con complete abbinati, perfettine e mute, bambine ridotte alla più becera ignoranza che vivono nel terrore di pronunciare una sola parola, figli maschi che compiono azioni disperate e terrificanti, l’incubo è servito.
Buona distopia profetica a tutte.
Per la serie “Ricorda: la tua voce non può essere perduta”, qui di seguito alcuni link a cui faccio riferimento:
dal sito di Simonetta Spinelli, che è bello tutto:
https://simonettaspinelli2013.wordpress.com/2015/11/22/distopie-profetiche/
https://simonettaspinelli2013.wordpress.com/articoli-dwf/del-sesso-e-di-altre-aliene-quotidianita/
da qui, a proposito di Atwood e Butler:
https://suddegenere.wordpress.com/2016/04/25/octavia-butler-e-l-afrofuturismo-oltre-la-fantascienza/
https://suddegenere.wordpress.com/2016/03/25/il-racconto-dellancella/
[…] VOX di Christina Dalcher […]