¡Ni una muerta más!

Della notizia dell”identificazione del corpo massacrato e mutilato di Susana Chàvez ieri (e oggi?!), in Italia, non ne scriveva nessuno, tranne Doriana Goracci su ResetItalia,le FaS e un articolo sul blitzquotidiano. Trovo che anche questo sia un dato terrificante e significativo, molto

Da Doriana una lettera della compagna Clara Ferri, che in Messico ci vive:

“””Ciao a tutt*,
ho tradotto un articolo della giornalista messicana Sanjuana Martínez riguardante l’assassinio di Susana Chávez, nota attivista contro il femminicidio uccisa lo scorso 6 gennaio. È la prima vittima di femminicidio a Ciudad Juárez del 2011. Ve lo giro nel caso fosse di vostro interesse.
Clara
Ni una más

L’autrice di questa frase è stata assassinata. Si chiamava Susana Chávez e, oltre ad essere attivista contro i femminicidi a Ciudad Juárez, era poeta. Aveva 36 anni. Hanno gettato il suo corpo seminudo per strada. La testa era avvolta in un sacchetto di plastica nero. Le mancava la mano sinistra.

A Susana piaceva scrivere. Iniziò verso gli 11 anni. Era sul punto di finire un poemario. Dedicò la sua vita a denunciare le ingiustizie contro le donne. Offriva letture delle sue poesie durante le manifestazioni per le donne scomparse e assassinate.

Verónica Leitón realizzò una performance basata sulla sua poesia. Susana pubblicava su riviste e quotidiani e partecipò come modella sulla copertina promozionale del film “16 en la lista”, il cui soggetto aveva per tema i femminicidi.

Susana scrisse sul suo blog “primera tormenta” il suo ultimo pensiero: “Ho provato dolore prima che si acuisse tutta la violenza che stiamo vivendo tutti noi abitanti di questa mia città natale, Ciudad Juárez. Ma adesso provo una sensazione di vuoto, abbandono e impotenza, suppongo come molti altri. Immaginare un miglioramento per quanto mi riguarda è difficile, ma nutro ancora delle speranze perché sono una donna di fede. Viva Città Juárez!”

Il 5 gennaio ha detto a sua madre che sarebbe andata in centro con degli amici. Non ha nemmeno preso la borsa. Quel giorno è stata assassinata, ma le autorità hanno consegnato il suo corpo cinque giorni dopo. Perché?, si domandano in molti. La versione che la questura di Chihuahua vuole spacciare per vera è che si è trattato di un crimine comune che non aveva nulla a che vedere con il suo attivismo.

Hanno affermato che è stata uccisa da tre giovani diciassettenni con cui è uscita a bere una birra. L’ipotesi che sostengono è che Susana avrebbe deciso di andare a casa di uno di loro e che lì avrebbero litigato e i giovani allora avrebbero deciso di ucciderla. Non c’è nulla di chiaro. Il sospetto getta ombra sulla versione ufficiale.

I presunti assassini sarebbero Sergio Rubén Cárdenas de la O detto “El Balatas”, Aarón Roberto Acevedo Martínez detto “El Pelón” e Carlos Gibrán Ramírez Muñóz detto “El Pollo”. Dicono che Susanna abbia affermato di essere una poliziotta e che li avrebbe denunciati in quanto membri di una banda. Allora l’avrebbero messa dentro la doccia e lì asfissiata. Successivamente le avrebbero amputato una mano con una sega per farlo sembrare un atto criminale tipico della delinquenza organizzata. La questura ha scartato l’ipotesi che ci fossero delle prove di violenza sessuale, ma in teoria quello sarebbe stato uno dei motivi dell’aggressione.

Susana era così ingenua da andare a bere da sola con tre ragazzi ignoti in una casa altrettanto ignota? Era così prepotente da mentire loro affermando di essere una poliziotta e di volerli denunciare come teppisti?

Lo dubito. La sua storia personale non coincide con questi atteggiamenti. Inoltre l’autorità di Chihuahua non è stata capace di risolvere neanche un caso dei 13 attivisti sociali assassinati in un anno, di cui tre donne; ha quindi poca credibilità. Una questura che non è nemmeno stata capace di risolvere i casi di femminicidio, manca di appoggio sociale. L’anno scorso sono state assassinate 446 donne. È per questo che c’è una certa diffidenza, l’ombra del dubbio.

La questura si difende ed argomenta che Susana non partecipava più a manifestazioni contro i femminicidi da sei anni, che non era più in contatto con l’ambiente delle organizzazioni non governative che denunciano violazioni dei diritti umani, che negli ultimi anni lavorava al El Paso (Texas) come badante di anziani, e via discorrendo…

La cosa certa è che non meritava di morire così. Né lei né nessun’altra. E che Amnesty International ha richiesto un’investigazione approfondita. E che la Commissione Nazionale dei Diritti Umani ha aperto un’inchiesta. E che le ONG e i collettivi di donne non hanno intenzione di starsene zitti, né di nascondere la propria indignazione. E che molte persone pensano che il silenzio ci rende complici. C’è molto dolore accumulato, molte morti, molti assassinii che si assomigliano… l’unica cosa che ci resta da fare è continuare ad alzare la voce.

L’assassinio di Susana Chávez si iscrive invariabilmente nell’ambito dei femminicidi, un crimine che si aggiunge a quello di migliaia di donne assassinate per ragioni violente. È la radiografia della mascolinità più primitiva, quella che lacera, offende, ferisce, aggredisce, insulta e dilania la società. Abbiamo bisogno di costruire tra tutti una mascolinità senza violenza, attacchi e impunità.

Una chitarra le dà il commiato al cimitero. Sua madre mette un foglio nella bara. È la poesia che Susana Chávez scrisse in onore a una morta di Ciudad Juárez: “Sangue mio, sangue di alba, sangue di luna tagliata a metà, sangue del silenzio”.

Articolo di Sanjuana Martínez

Traduzione di Clara Ferri”””

Sabato 15 gennaio, in Messico, marcia contro il femminicidio . Grande rabbia e tristezza.  Diciamo tutte e tutti BASTA. Ce la facciamo?

“”Un’altra donna “parlante” fatta tacere a forza:

..Forse non dovrei rappresentare un’immagine macabra in pieno giorno, ci sono i bimbi che possono spaventarsi, le fasce protette da rispettare, gli adulti comodi sui propri divani o quelli atti a cucinare perchè in Italia, si sa, ormai s’è accettato, non c’è lavoro per nessuno e, i pochi lavoratori superstiti o votano a Mirafiori o si “grattano” comodamente dietro a una scrivania (non me ne voglia nessuno), ma che fortuna sti vecchi invece che ritirano stanchi la loro pensione (stanchi o no almeno hanno una pensione da ritirare loro ).

E intanto c’è chi persevera ad immaginare un mondo a misura del proprio naso, chi ha un naso, per così dire, un po’ più importante, ha una visione più ampia del mondo, sciagurato invece colui al quale è toccato un nasino alla francese…

Oggi, un corpo nudo, tumefatto, crepato nella pelle, straziato dai colpi inferti, violaceo nel collo dove evidenti sono le mani strette per soffocare, cianotico nella mano fredda, in quella mano che rimane perchè l’altra è stata tagliata di netto per sfregio a chi nelle mani, nelle dita porta la penna, l’acuta penna con la quale scrive idee fatte di coraggio e di poesia.

E’ così che viene ritrovata, dopo ben quattro giorni, Susana Chavez a Ciudad Juarez in Messico.

Morta ammazzata a 36 anni perchè era una donna “parlante”, perchè aveva scritto di diritti delle donne e degli uomini, perchè aveva detto “nemmeno una morta in più” (“Ni una muerta màs”).

Chi ha il coraggio di dire una cosa simile in una città che detiene il record raccapricciante di 400 donne uccise in pochi mesi, violentate e ammazzate brutalmente? Chi ha questo coraggio ?

Una poetessa può avere il coraggio delle parole, una scrittrice può “resistere” narrando.

La sua penna era un’arma più taglente di una lama, che spappolava le carni più di un proiettile sparato a breve distanza, che deflagrava come una bomba e provocava intorno a sè il risveglio delle coscienze.

Chi ammazza una donna “parlante” vuole imporre il silenzio tutto intorno, non vuole sentire voci discordanti nè invocazioni di giustizia o rivendicazioni di diritti negati, chi squarcia la carne di un poeta e la fa schiantare al suolo come fosse un sacco vuoto, toglie ad un intero popolo la sua coscienza !

E allora è un popolo intero che deve indignarsi, perchè quel popolo è in lutto, perchè il Messico è in lutto, perchè quando vinene uccisa una giornalista, una scrittrice, muore con sè la libertà d’espressione…

Anna Pascuzzo (Componente Commissione per le Pari Opportunità – Catanzaro)””


7 commenti

  1. Allora mi spiego…e spiego il passaparola:”… Lo hanno reso noto i Media: a me l’ha scritto in bacheca Facebook un’amica, Laetitia Ceccarini e a raffica un’ altra amica dell’Udi, Milena Carone. Sulla stampa estera questo è un titolo: Asesinan a Susana Chávez, activista de Ciudad Juárez…” nato di notte, lei era morta, per cui sono partita da quella nota di Laetitia che riportava l’articolo di Femminismo a sud, cerco tutto quello che posso e decido intanto il titolo ”nemmeno una morta in più” ed hanno ammazzato lei Susana Chavez
    via via allego per “sommi capi” video e testi reperiti in Rete…
    poi butto su Fb e Reset Italia e mi accorgo che a notte fonda ci sono amiche e amici pronti…si sono fatte le 3 passate e stmattina dovevo essere in piedi per ragioni mie alle 8…bene, apro la posta ed un’ amica a cui l’avevo inviato, Angela Brugnati, mi scrive in risposta due mail ma una…”Il mio cuore è triste ed arrabbiato! non voglio stare in silenzio…anche questa è informazione…giriamola un abbraccio Angela”…e aggiungo. Nella notte l’avevo girato alle Redazioni, alla loro attenzione…, ma figurarsi…c’è ben altro…la fiat i pasticci Itagliani le vignette le elucubrazioni su chi ci contorce la mente…, e dire che non scrivo sempre di donne ma per tutt* quell* che non hanno voce, e cerco di trovarle queste voci nascoste e le invito a scrivere e così rivive la nostra storia, su Reset Italia, che ogni giorno è più ricco di proposte di letture e informazioni: non ci paga nessuno non vendiamo e non compriamo niente…amore della comunicazione. E ci ripenso, e mi accorgo che Angela Brugnati, Clara Ferri…sono amiche anche su FB…Allora non è solo la mia testa in confusione, dobbiamo saper collegare, ritrovarci, donne e uomini, persone…Cara Amica…che so bene quanto girano anche a te, e questa è la dimostrazione, l’articolo, malgrado tutto, gira molto, perchè a noi le pale girano molto forte, come se ci fosse sempre vento come se avessimo capito e imparato a far volare le parole “…Non mi pongo domande e tantomeno ho risposte, ma qualunque sia l’angolo di mondo in cui accade ed è molto frequente che accada…il femminicidio e la violenza e l’ oppressione dei diritti umani, denunceremo, e la mia maledizione per quanto piccola la spedisco con assicurata.Feeling Good Donne, Amiche care Noi stiamo bene, stiamo molto bene e lo diciamo al mondo…Andiamo avanti, con tutte dentro, quelle che non scorderemo Mai.”
    GRAZIE

  2. anche se non trovo le parole Doriana…imbottita di antibiotico e oki…e ringrazio anche Clara e Angela e le Amiche che non si arrendono, che non dimenticano e fanno Informazione, come dice Angela.

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