<<I passi delle donne cambiano la città>> con queste parole, l’infaticabile Isa Mantelli, mi raccontava l’idea del gesto simbolico di legare nastri rossi lungo il percorso della manifestazione che si è svolta ieri sera a Catanzaro, “in ricordo di tutte le vittime del femminicidio”. In un comunicato in cui veniva citata L’Associazione Moica, il Soroptimist, in sinergia con il Centro Antiviolenza, la Casa Rifugio “Mondo Rosa” e il Centro Antiviolenza “Attivamente Coinvolte” unite in occasione della manifestazione “Una fiaccola di speranza” del 6 luglio 2016 promossa dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Catanzaro, si sottolineava anche come <<[…] Ormai da molti anni i Centri Antiviolenza sono in prima linea nell’aiuto concreto a moltissime donne e minori vittime di violenza maschile fornendo molteplici attività h24: un servizio di ascolto telefonico, percorsi di accoglienza, consulenze legali, colloqui psicologici individuali o di gruppo, accompagnamento di donne e minori, in caso di emergenza, nelle Case Rifugio della rete dei servizi antiviolenza regionale e nazionale. Si tratta di servizio essenziale nato per fronteggiare un problema ancora in gran parte poco conosciuto.
Purtroppo rispetto ai Centri Antiviolenza riconosciuti, specializzati e formati, presenti sul territorio ce ne sono ancora molti che operano privi di tali competenze.
Le stesse “Linee Guida nazionali” in materia stabiliscono requisiti e criteri specifici per l’affiancamento delle donne vittime di violenza, in particolare è richiesta una grande professionalità e formazione.
Si chiede alle Istituzioni una particolare sensibilizzazione nei confronti di questa situazione vigilando sul rispetto dei requisiti che devono avere i centri antiviolenza e permettendo altresì la regolamentazione dei centri che soddisfano pienamente questi requisiti, in modo che questi ultimi siano identificati come presidio fondamentale e irrinunciabile contro la violenza maschile nei territori.
Si richiede inoltre una attenzione adeguata alla formazione specifica delle operatrici dei centri, fondamento di ogni intervento a favore delle vittime, con investimenti in percorsi di educazione al rispetto delle donne come unica forma di prevenzione del fenomeno e supportando gli autori dei reati offrendo loro sportelli di ascolto.
L’auspicio dei centri antiviolenza è che tutte le istituzioni e la Regione Calabria colgano l’opportunità di approntare il riconoscimento e l’accreditamento delle strutture presenti sul territorio.
Non basta indignarsi se una donna viene uccisa per mano del partner o ex partner. Occorrono regole precise e concrete: una vita libera dalla violenza è un diritto di tutte le donne.>> Parole che mi trovano particolarmente d’accordo e mi hanno spinta ad essere presente, assieme ad altre e altri, in una calda e ventosa serata di luglio per le vie del centro di una città che di norma risponde solo al richiamo della “bandiera”. Questa volta però non c’era da sostenere bandiere di partito (e infatti si notava dalle presenze). C’era da tenere in mano fiaccole, legare nastri rossi, c’erano striscioni di svariate associazioni di volontariato ma soprattutto c’erano tante ragazze e ragazzi a fare da testimoni, a parte le immancabili facce note di quelle donne che mi rassicura incrociare sulla mia strada. Qualcosa, dunque, pare muoversi anche a Catanzaro. Viene da sé che il gesto simbolico di manifestare non sia risolutivo di nulla, è però doveroso. Per Fabiana Luzzi, per Sara, per tutte le facce di bimba e bimbo che incontro ogni giorno a cui vorrei con tutto il cuore regalare un piccolo pezzo felice di mondo, e come memento alla futura amministrazione comunale: che si impegni come nessuna ha mai fatto prima d’ora.